Il jazz, quello considerato classico, noto per i complessi di fiati e percussioni (e al massimo un pianoforte), sta prendendo inesorabilmente un’altra delle sue strade rispetto a quelle ovvie e note. Ma d'altronde non è strano che ciò accada, dato che durante i decenni, questo genere, nato all’alba del XX secolo, ha visto cambiamenti e ha dato i natali a nuove forme musicali (dal jazz dei neri d’America derivano i gospels, il blues, il ragtime, lo swing, il bebop…).
Il concerto "Testasghemba", del M° Germano Mazzocchetti e del suo ensemble è stato davvero illuminante da questo punto di vista. Una decina di brani nei quali il jazz, incontra le più svariate variazioni ritmiche o melodiche: dalla nenia, al ritmo latino-americano di tango e samba, alla dodecafonia, all'heavy metal...
Ma andiamo con ordine.
Il concerto, che si è svolto dal 05 al 07 aprile (io l'ho visto nell'ultima data), rientra nel cartellone 2013 del Teatro Ambra alla Garbatella di Roma, un cartellone dal claim significativo, "Odissea della cultura", e il cui comitato artistico è composto da personalità della più svariata provenienza: Simona Bianchi, Valter Casini, Roberto Koch, Neri Marcoré, Nicola Piovani, Charlie Rapino, Valerio Terenzio e Alessandro Tiberio.
Il Maestro Mazzocchetti è noto sopratutto per la sua attività di compositore di musiche per opere teatrali o film. Per il suo Germano Mazzocchetti Ensemble crea pezzi musicali che evidentemente, in teatro, dovendosi adeguare al testo allestito, non può proporre. O quasi. E' stata una sorpresa trovarsi di fronte a musiche popolari ed etniche, latine, dodecafoniche o fortemente contemporanee, alcune che, addirittura sfioravano l'heavy metal, ma che, nonostante tutto erano uniti da un'armonia jazz e da un tema di fondo che era quello del "Testasghemba", cioè della vita in provincia che il M° Mazzocchetti ha vissuto da ragazzino, rappresentata da un personaggio per lui importante, un personaggio singolare, cioè quel calzolaio-filosofo che era soprannominato, appunto, "Testasghemba".
Anche il nome della band è singolare: Germano Mazzocchetti Ensemble. Il termine "ensemble", infatti, sembra quasi l’appellativo di un complesso classico-sinfonico ed invece nasconde in se una band jazzistica. Ma, d’altronde, la stessa composizione degli elementi non è quella che ci si aspetterebbe pensando al jazz, che è fatto per tradizione da strumenti a fiato (trombe, corni, clarinetti, sax) e strumenti d’accompagnamento (pianoforte, contrabbasso, batteria e percussioni). In questa orchestra ci sono clarinetto, sax (entrambi suonati da Francesco Marini), contrabbasso (Jacopo Ferrazza), batteria (Emanuele Smimmo) e percussioni (Sergio Quarta), Non c’è il pianoforte, ma c’è la fisarmonica (suonata da Germano Mazzocchetti), strumento popolare, ma anche di tradizione jazzistica italiana. E poi qui c’è la chitarra (Marco Acquarelli), strumento, anch’esso con una tradizione jazzistica, sebbene una tradizione flebile, anche a causa del suo suono tenue e delicato. A loro si aggiunge la viola (Paola Emanuele), cordofono insolito del jazz (genere musicale che in passato, invece, godeva dei favori del più piccolo e acuto violino).
Il Germano Mazzocchetti Ensemble ha cominciato il suo concerto "Testasghemba" con un pezzo musicale a dir poco timido e delicato: una nenia inaspettata e spiazzante, "Sera d'aprile", che di certo non avrebbe fatto presagire il seguito, cioè musiche che definire più ritmiche sarebbe un eufemismo a causa della loro complessità, e poi musiche a volte sudamericane, ed altre a tratti quasi dodecafoniche o balcaniche. In particolare, nell'introdurre "Fanti e Santi", Mazzocchetti ha precisato che si è ispirato ad un canzone del Giovedì Santo che si ascolta nella parte d'Abruzzo in cui è nato (in provincia di Pescara) e che, per tradizione antica, assomiglia a delle melodie balcaniche "in 7", ritmo non italiano.
Il concerto, dopo l'inizio nenico, forse a mo' di prologo, e proseguito poi con pezzi violentemente ritmici, è continuato regalando altre inaspettate sorprese melodiche, armoniche e ritmiche, per terminare alla grande con magnifiche musiche, più mediterranee, tra cui "Testasghemba" che da il titolo al concerto e "La passeggiata su via Etnea". Quest'ultima è stata eseguita in doppia versione, prima accompagnata (nella sua parte iniziale) dalla voce precisa ed evocativa di Massimo Venturiello che leggeva una pagina da "Gli anni perduti" di Vitaliano Brancati (quella che comincia con "E così si scivola dalle 8 alle 11" e che termina con "o se ne ha paura", ma nella quale, sebbene Brancati non faccia mai il nome di via Etnea, però, lo lascia intuire) ed a cui Mazzocchetti si è ispirato per comporre il suo pezzo; poi, nel finale del concerto, è stato suonato di nuovo, ma questa volta a mo' di canzone, con testo scritto da Venturiello e cantata dalla suadente e potente voce di Tosca.
A seconda dei pezzi musicali, ogni strumento ha avuto il suo dovuto spazio di assoli, come ogni concerto jazz obbliga a fare. Per esempio la fisarmonica suonata dal Maestro Mazzocchetti pur presente e ben riconoscibile in tutti i pezzi, ha avuto il suo momento di gloria assolistica in "In memoriam", pezzo con un forte pathos, passionale e doloroso, dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il clarinetto era un po' ovunque con i suoi brevi, ma intensi, assoli. "In tango burbero", un jazz tanghistico, c'erano gli assoli di viola e contrabbasso. Ma certo non si può negare che a farla di padrone nel concerto siano state le percussioni (di Sergio Quarta) e la batteria (di Emanuele Smimmo), spesso in un "duetto", se così si può dire, dall'impressionante fascino. Pazzeschi e bravissimi. Come per esempio in "Passatella", un testo che definire fortemente ritmico sarebbe riduttivo: sembrava quasi (e paradossalmente) un heavy metal del jazz e il Maestro Mazzocchetti l'ha introdotto spiegando che per comporlo si è ispirato all'omonimo gioco con le carte e con il vino che si faceva una volta nei paesi e il cui scopo era di far ubriacare un giocatore e lasciarne in bianco un altro. Ma la ritmicità percussiva è presente inaspettatamente con un bell'assolo anche in "Piazza Garibaldi", pezzo ispirato alla piazza principale di Città Sant'Angelo (cittadina in provincia di Pescara in cui è nato il compositore) e che all'inizio sembrava avere un andamento più melodico.
Il concerto è stato, quindi, una continua sorpresa.
Non tutte le canzoni suonate fanno parte del CD che porta lo stesso nome del concerto, "Testasghemba". Infatti, per esempio, la passionale "Luz clara" è un nuovo pezzo scritto dal M° Mazzocchetti e, come lascia facilmente intuire il titolo spagnolo, ha qualcosa di musica latina al suo interno melodico; infatti all'ascolto, a tratti fa venire in mente un tango e una samba.
Altro pezzo non presente nel CD è "Terrabella". Come ha spiegato il compositore introducendolo, è il riadattamento di un pezzo che aveva composto, qualche anno fa, per la pièce teatrale "Edipo a Colono", prodotto dal Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia, regia di Antonio Calenda (il quale peraltro era presente in platea ad ascoltare il concerto).